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La festa dei morti

  • Felicita&Chiara
  • 2 nov 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Tradizioni del 2 Novembre


C’è una piccola zona del Sud Italia incastrata tra il promontorio del Gargano e il Subappennino dauno, quella in cui sono cresciuta io, dove il 2 novembre i bambini ricevono una calza, del tutto simile a quella che in quasi tutto il resto del Paese arriva il giorno dell’Epifania.

È una tradizione che ha origini antichissime, mescola cristianesimo e paganesimo e che, pur con alcune differenze, è sopravvissuta fino ad oggi ed è portata avanti con tenacia. Non è Halloween, non è il Samhain celtico, sebbene possiamo immaginare una discendenza comune date le tante somiglianze, compresa quella, in alcuni paesi, della questua dei bambini che girano di casa in casa chiedendo qualcosa di buono da mangiare, in una sorta di dolcetto o scherzetto ante litteram.


In origine la ritualità prevedeva che si lasciasse socchiuso l’uscio delle porte e si poggiasse sulla soglia un catino pieno d’acqua dove poter osservare il riflesso della luce lunare o, in alternativa di una candela e scorgervi le ombre dei morti che passavano in silenziosa processione per far visita ai vivi. In cucina si lasciava la tavola apparecchiata con qualcosa da mangiare per ristorare l'anima del defunto dal viaggio di ritorno sulla terra, le anime, dal canto loro, ricambiavano la cortesia portando dei doni ai parenti in vita, in particolare ai bambini, riempiendo le loro calze di frutta secca e di stagione: carrube, mele cotogne, noci, mandorle, mandarini. La calza somigliava così ad una cornucopia, auspicio di prosperità e abbondanza in vista del giungere delle penurie invernali.

A partire dal secondo dopoguerra caramelle e cioccolata hanno sostituito i frutti tradizionali e il rituale ha perso i suoi tratti più mistici ed esoterici, nessuno più ormai mette la bacinella sull'uscio per veder passare le anime dei defunti, ma la calza è rimasta come simbolo di questa ricorrenza che di anno in anno si rinnova non come una commemorazione, come vorrebbe il calendario, ma come una festa.

La festa dei morti è una festa in piena regola, con dolci tipici, tradizioni di famiglia, eventi pubblici. È il giorno in cui si ricordano le persone del passato, si trasmette ai bambini la storia della propria famiglia – analogamente a quanto avviene durante il Dia de Muertos sudamericano – si guarda alla morte non come a un tabù, qualcosa a cui non pensare, da nascondere ai bambini, ma come la naturale conclusione della nostra vita. È una festa che parla di morte e, proprio per questo, celebra la vita.

 
 
 

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