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4 giorni in Sicilia

  • Chiara
  • 8 ott 2022
  • Tempo di lettura: 7 min

La Sicilia ha sempre avuto ai miei occhi un’aura misteriosa e attraente, la immaginavo come una terra ricca di fascino e bellezza, da non limitarsi a visitare ma da percepire con tutti i sensi, da vivere, da conoscere.

Le mie idee sono state confermate e avvalorate da una nuova consapevolezza: quattro giorni non bastano.

Probabilmente nemmeno un mese basterebbe ma, poiché i nostri giorni erano limitati, abbiamo cercato di fare il possibile con il tempo che avevamo e in questi quattro giorni abbiamo fatto una scorpacciata di bellezza sufficiente almeno fino alla nostra prossima visita.


GIORNO 1


Il nostro itinerario è iniziato a Taormina e si è concluso a Palermo, ci siamo mossi esclusivamente in auto, che è decisamente il mezzo che più consiglio per viaggiare con maggiore libertà e velocità, perciò, se decidete di arrivare in Sicilia in aereo, vi consiglio comunque di noleggiare un’auto per gli spostamenti interni.


Noi abbiamo deciso di fare tutto il viaggio in auto: partiti da Bari, abbiamo attraversato la Basilicata, percorso la Calabria in tutta la sua lunghezza e ci siamo imbarcati per attraversare lo Stretto di Messina.

Il viaggio in traghetto è velocissimo, forse per merito della bassa stagione ma non abbiamo trovato code né abbiamo dovuto attendere per salire sulla nave.


A proposito, visitare la Sicilia a fine settembre si è rivelata una scelta ottimale, sebbene il giorno del nostro arrivo ha piovuto, per il resto del viaggio le temperature si sono mantenute alte ma non asfissianti.


La traversata dura una mezz’oretta, il tempo di distrarre la nausea di figlia raccontandole la leggenda di Scilla e Cariddi, ed eravamo già sull’altra sponda.

Sbarcati a Messina non abbiamo perso tempo e ci siamo diretti immediatamente a Taormina.


Taormina è una bomboniera, elegante e aggraziata.

Varcate le mura della città vecchia si raggiunge Piazza Duomo, affacciata su una spettacolare terrazza panoramica dove la vista abbraccia la costa Ionica fino all’Etna.

Da lì ci si immette sulla via principale, Corso Umberto I, che è un susseguirsi di boutique, bar e ristoranti tipici, ma non tralasciate i vicoli pittoreschi e colorati, alcuni davvero strettissimi.


Da non perdere, oltre al bellissimo Teatro Antico, Parco Trevelyan, la suntuosa villa comunale realizzata per volere di Lady Florence Trevelyan, nobildonna inglese, cresciuta alla corte della Regina Vittoria, trasferitasi a Taormina dopo l’esilio dalla madrepatria.


Finito di visitare il centro storico siamo scesi lungo la costa, su via Nazionale.


Per chi si muove a piedi, è possibile scendere con una funivia che parte dal

centro di Taormina, in Via Pirandello.


Da qui ha inizio una lunga scalinata che scende giù fino alla spiaggia di ciottoli, qualche centinaio di metri e si arriva alla lingua di terra che conduce all’Isola Bella.


Questo isolotto, anch’esso passato tra le mani di Lady Florence Trevelyan, è oggi divenuto Museo Naturalistico Regionale per la ricca e variegata vegetazione che la nobildonna vi impiantò e che col tempo si è mescolata con la flora autoctona creando un ecosistema unico al mondo.




Salutata con gli occhi pieni di meraviglie Taormina, ci siamo diretti a Catania, capitale del barocco siciliano e patrimonio UNESCO.


Lo dico subito, avrebbe meritato più tempo ma per questa volta ci siamo accontentati di un giro veloce.

Così abbiamo anche una scusa buona per tornarci!

Ci siamo limitati al centro: via Etena, la via principale dello shopping cittadino, adornata di magnifici palazzi, fino alla Fontana dell’Elefante, simbolo della città, la monumentale cattedrale di Sant’Agata e Teatro Bellini.


Ma la cosa che porterò nel cuore di questa città è il cannolo della pasticceria Prestipino, in Piazza Duomo, il più buono mai assaggiato (e giuro che in soli quattro giorni ne ho fatto scorpacciata!).


Altra specialità da non perdere è la carne di cavallo cotta alla brace dalle macellerie di via Plebiscito, consigliati dai residenti, abbiamo scelto la braceria Dal Tenerissimo e abbiamo fatto bene perché era tutto ottimo, in particolare le polpette di cavallo (che in realtà sembrano più degli hamburger) sia semplici che con Philadelphia e pistacchio, le cipollate e le fettine di cavallo.


GIORNO 2


Tagliata di netto la Sicilia, con un breve viaggio di due ore abbiamo raggiunto Agrigento.


Prima tappa la Valle dei Templi.


La biglietteria è preceduta da un ampio parcheggio custodito, con bagni puliti, chioschetti con cibo e bevande e bancarelle di souvenir.

È possibile acquistare diverse tipologie di biglietti in base a ciò che si desidera visitare, noi abbiamo scelto il Parco Archeologico più il Museo Griffo ed è l’abbinamento che più consiglio perché si completano a vicenda. Il biglietto unico è valido per tre giorni, quindi se vi è più comodo potete dividere le due tappe, e per i bambini entrambi gli ingressi sono gratuiti, in ogni caso potete chiedere maggiori indicazioni al personale che è davvero gentile e competente.


Per la Valle dei Templi prendetevi tutto il tempo che potete, vi sembrerà di entrare in un mondo sospeso nel tempo dove ogni sasso ha una storia da raccontare. Il percorso è di circa due chilometri ed è quasi totalmente esposto al sole, perciò, se decidete di andarci in piena estate, considerate bene la temperatura che dovrete affrontare ed attrezzatevi di conseguenza ma niente panico, lungo il cammino troverete punti ristoro, servizi igienici, panchine all’ombra e fontane con acqua potabile.


Dopo una giornata immersi tra le rovine della Magna Grecia, la sera abbiamo passeggiato placidamente tra le vie del centro di Agrigento.

Guardatevi intorno con curiosità e scoverete facilmente scorci caratteristici, come la coloratissima scalinata degli artisti.


Passeggiando su Via Atenea vi imbatterete, inoltre, in un personaggio (o meglio, nella statua a lui dedicata) che più di chiunque altro è stato il simbolo della cultura siciliana, il maestro Andrea Camilleri, ritratto comodamente seduto al tavolino di un bar, sigaretta alla mano e una sedia libera accanto che sembra non aspettare altro che qualcuno vi si accomodi.


Se volete assaggiare qualcosa di tipico vi consiglio le panelle, io le ho mangiate in un bistrot del centro ma, pare, che qui siano buone un po' ovunque.



GIORNO 3


Agrigento non aveva ancora finito di farci innamorare, il colpo di grazia l’abbiamo avuto visitando la dimora natale e luogo di sepoltura di Luigi Pirandello, adibita a Casa – Museo.

Si tratta di una costruzione rurale sita nella Contrada del Caos, affacciata su Porto Empedocle e sul “Mare Africano” tanto amato dallo scrittore. Al suo interno sono esposti ritratti di famiglia, manoscritti originali e cimeli personali, recentemente la collezione è stata arricchita da un percorso multimediale che accompagna i visitatori, guidati dalla voce narrante di Leo Gullotta, in una esperienza immersiva nelle opere e nelle tematiche proprie dell’autore.


Messe in valigia tutte queste emozioni, avevamo un’ultima tappa da rispettare prima di lasciare l’agrigentino: la maestosa Scala dei Turchi.

Per raggiungerla occorre scendere una lunga scalinata che termina sulla spiaggia ma la vista ripaga la fatica.




Da qui abbiamo dato un’altra sforbiciata alla Sicilia e, dopo circa due ore e mezza di viaggio, eravamo a Palermo.


Palermo si è mostrata fin da subito diversa da tutti i posti visti in precedenza: caotica, cosmopolita, dinamica, una città moderna e piena di vita.

Se la raggiungete in auto prestate molta attenzione alla guida perché il traffico è davvero pazzesco.

Per fortuna però le principali vie del centro sono pedonali.

Dopo esserci rifocillati con delle mega arancine buonissime e aver girato tra i negozi, abbiamo raggiunto Piazza Giuseppe Verdi e visitato il Teatro Massimo.


Si tratta del teatro lirico più grande d’Italia, terzo in Europa. Le visite si svolgono esclusivamente accompagnate da una guida che mostra e racconta la storia e gli spazi suggestivi del Teatro: la Sala Grande, il Palco reale con il suo salotto, la Sala pompeiana, la Sala degli Stemmi, il Foyer.

Il costo del biglietto è di 10 euro a testa, 5 per gli under 26 e gratis per i bambini con meno di sei anni.


Fuori dal teatro, le vie del centro di Palermo sono uno spettacolo continuo: Piazza Quattro Canti, l’immensa Cattedrale, Piazza della Vergogna, le chiese meravigliose.


La mia preferita è stata senza dubbio la chiesa di San Cataldo per il suo aspetto tipicamente arabo che sembra fondere e tenere insieme le varie anime di questa città. Questa chiesa, insieme a numerose altre, è inserita nel Circuito del Sacro, perciò, per visitarne l’interno è necessario acquistare un biglietto di pochi euro solo per gli adulti. Finita la visita non gettatelo perché vi permetterà di avere degli sconti per entrare in altre chiese del circuito ed ha una durata illimitata.


Se, come noi, decidete di visitare Palermo quando ormai è finita la stagione balneare, una scelta ottimale è quella di pernottare a Mondello. Innanzitutto per potervi rilassare lontani dal caos cittadino e poi per poter godere della spiaggia e del mare liberi dall’assalto dei turisti.

Qui sorge L'Antico Stabilimento Balneare di Mondello, più che un lido è un’opere architettonica sospesa sull’acqua, annoverata tra le più belle costruzioni in stile Art Nouveau d'Europa.

Il lungomare pullula di locali di ogni tipo, dai chioschetti di street food ai ristoranti eleganti, ai bar, dove poter assaggiare tutte le specialità della cucina, della rosticceria e della pasticceria siciliana.


GIORNO 4

L’ultimo giorno in Sicilia lo abbiamo trascorso nuovamente a Palermo. Questa volta ce la siamo presa con più calma, in modo da non stancarci troppo in vista della partenza dell’indomani, ma abbiamo fatto comunque delle esperienze memorabili.


Per prima cosa siamo stati a Palazzo Reale, questo è sicuramente il luogo più frequentato dai turisti, è infatti patrimonio dell'UNESCO ed è incluso nell'itinerario arabo-normanno. Si tratta della più antica dimora reale d’Europa e porta i segni di tutte le epoche che la hanno attraversata ma il vero tesoro, custodito al suo interno come un prezioso gioiello in uno scrigno è la Cappella Palatina, tripudio di oro e splendore.




Non trascurate di visitare anche i giardini reali, abitati da enormi alberi monumentali e piante rare.


Consiglio: se ne avete bisogno approfittate di questa visita per andare in bagno, è richiesto un piccolo contributo all’entrata ma sono davvero bellissimi e pulitissimi.


Finito con la maestosità scultorea del Palazzo Reale ci siamo gettati nella parte più viva e autentica della città: il mercato di Ballarò.


Vi troverete immersi in una mescolanza caotica di suoni, voci, odori, colori.

Vincendo le mie resistenze e confidando nell’Imodium che avevo nella borsa, ho mangiato la caponata più buona della mia vita, oltre che ottimi piatti di pesce preparati al momento.

L’imodium non è servito ma la includo comunque tra le esperienze estreme.


Per correttezza aggiungo che alcuni residenti ci hanno detto che, più che Ballarò, avremmo dovuto vedere il mercato della Vucciria, che è ancora più bello e caratteristico. Lo metto tra le tappe della prossima visita.


Infine, percorrendo la strada che porta alla Cattedrale, ci siamo imbattuti nella piccola bottega di un artigiano che stava realizzando dei pupi. È stato lui ad indirizzarci al Teatro Argento, gestito dall’omonima famiglia che da generazione in generazione porta avanti l’Opera dei Pupi, ogni giorno alle 17:30.


Tra tutte le bellezze viste a Palermo, questa è stata la più coinvolgente, emozionante e sorprendente.

Il teatro è uno stanzino, la platea è composta da panche di legno, il signor Argento racconta la storia della sua famiglia e di questa antica tradizione, poi si apre il sipario e si torna tutti bambini mentre i pupi, tutti rigorosamente realizzati a mano, si sfidano, combattono, si amano.



 
 
 

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